Gli ultimi anni del padre teologo Iacopo Tavanti a Sant’Antonio di Pisa
Iacopo o Giacomo Tavanti (il nome da religioso si trova scritto in ambedue le versioni) fu un teologo dei Servi di Maria del cinquecento, dalla carriera strepitosa nell’Ordine e negli studi in Toscana.
Visse, va detto, in tempi favorevoli a chi per professione interpretava e spiegava le cose divine: erano attuali allora la minaccia al cattolicesimo da parte dei protestanti e gli effetti della riforma del concilio di Trento.
Tavanti è stato oggetto anche di diversi scritti basati sui numerosi documenti da lui lasciati negli archivi dei conventi. Nacque nel 1527 a Pieve Santo Stefano (Arezzo), fu novizio nel 1542 alla SS. Annunziata di Firenze, studiò nei conventi di Padova e Bologna, fu reggente degli studi nel convento fiorentino tra 1555-56, dottore dell’Università (1556) e suo decano (1559).
Fu scrittore e teologo, titolare, su volere del granduca Cosimo I, della prestigiosa cattedra all’Università di Pisa. La mantenne per circa 47 anni, eccetto nel tempo in cui venne eletto generale dell’Ordine (1576-1582). Fu anche provinciale di Toscana tra il 1567 e il 1570 e, per le sue benemerenze, ottenne nel 1584 la cittadinanza pisana. Morì nel convento di Sant’Antonio il 6 agosto 1607.
[Vedi il Dizionario Biografico degli Italiani (95, 2019, Odir Jacques Dias) con la sua corposa bibliografia e la Galleria Servitana (1974, p. Gabriele M. Roschini)].
Il padre Tavanti viene menzionato nell’ultimo ventennio della sua esistenza da un inedito registro di partiti e memorie del convento di Sant’Antonio, ora all’Archivio di Stato di Pisa. Da questo risultava avere una sua camera composta di più stanze, separata e affacciata su un orto-giardino, e contenente una vasta biblioteca personale, i paramenti sacri usati e dei piccoli oggetti di devozione, come delle reliquie – le informazioni sugli ambienti però non hanno alcun riscontro nell’edificio moderno, inglobato nel centro storico assai urbanizzato di Pisa –.
Il registro poi ricorda en passant due suoi nipoti Servi di Maria e più volte il suo status privilegiato di teologo rispetto ai padri della famiglia religiosa, cioè l’esonero dagli obblighi liturgici o di amministrazione e per contro il suo mantenimento con risorse esterne al convento.
Mostra anche altre piccole notizie interessanti, che uniamo al tutto e trascriviamo di sotto in capitoletti, da pensare come contributo ...
Ornamenti di chiesa – altar maggiore
23 settembre 1591 al pisano (1590 stile comune)
Il padre priore maestro Romolo da Firenze radunò i frati e disse loro “se si contentavano che il padre reverendissimo maestro Iacopo da Fiorenza teologo degnissimo dello Studio di Pisa, essendo stato di famiglia per fino ad oggi in questo convento anni 30, così spirato dalla maiesta divina, domandò se gli fussi concesso spendere del suo sussidio dello Studio alcuna somma di denari ne l’adornare l’ altare magiore in chiesa, ma non avendo padronato alcuno; e gli fu concesso a viva voce potessi fare ogni sorte di spese per honore di Dio e della chiesa, obligandosi li presenti padri pregare sua maestà divina e reverendissima; e così lo faranno quelli che verranno quando gli sia noto tanta sua cortesia et amorevolezza; così Dio gli conceda lunga vita e sanità [...].
Nota sotto dì 28 detto non ostante li padri fussine contenti, si fece di nuovo partito per per nove fave nere, che fu tutto il corpo del capitolo, si gli confermò detto sito e di più volendoci fare una sepoltura per lui la potessi fare, Dio lo conservi”.
Un orto sotto la sua camera
23 settembre 1604 al pisano (1603 s.c.)
“Memoria”, essendo il convento aggravato da diversi debiti e non sapendo come allegerirsi, “si potesse in parte et pagando ogn’anno il reverendissimo padre maestro Iacopo Tavanti professore pubblico di teologia nello Studio di Pisa dell’Ordine de’ Servi frate fiorentino al detto convento lire quattro di moneta di livello per un pezzuolo d’orto quale è sotto la camera del predetto padre maestro del tutto fabbricata nel detto monastero, quale gli fu concesso dai padri pisani, et conventuali molti anni prima; hora desiderando estinguere decto annuo livello delle 4 lire sopradette, desiderando oltre al predetto orticino un altro pezzuolo se n’aggiungesse, e tutto insieme facendosi stimare da due homini mezzani. Di qui è che il molto reverendo padre vicario priore sotto il dì sopradetto del 23 settembre al pisano propose alli padri conventuali di detto luogo se si contentavano di estinguere il detto livello, e concedere quel pezzuolo di più desiderato dal predetto padre reverendissimo, et anco alla presenza del molto reverendo padre maestro Dionisi da Fiorenza, provinciale della provincia di Toscana, e del molto reverendo padre maestro Archangelo da Fiorenza, sozio di detta provinzia quali erano in visita, con patto che quelli fusse giudicato da’ sopradetti due stimatori [...] et lo sborso di detti denari deva servire per pagare i debiti di detto monastero; el detto orto con la predetta agiunta habbia da essere applicato in perpetuo alla sua camera, quale servirà per chi sarà dichiarato pro tempore bibliotecario, e custode di essa camera [...]”.
Finestrino piccolo in chiesa
29 ottobre 1605 (1604 s.c.)
... “che il reverendissimo padre theologo facessi un finestrino picholo quale riuscissi in chiesa per potere a un bisognio udire messa essendo già vechio e per una pari chagione che potessi venire [...]”.
Convenzione per l’eredità, la camera e la biblioteca
14 giugno 1609 al pisano (1608 s.c.)
“[...] convenzioni fatte fra il convento della Nunziata di Firenze e il nostro convento qui intorno alla libreria in camera della bona memoria del reverendissimo maestro Iacomo Tavanti teologo di questo studio; e il tutto partecipato al molto reverendo padre maestro Arcangiolo Giani provinciale di Toschana con l’illustrissimo e reverendissimo signore cardinale d’Ascoli protettore de’ Servi il mantenimento di detta libreria conforme a’ brevi della sedia apostolicha delle convenzioni fatte come sopra, cioè:
1° che dalla eredità del detto padre theologo eccettuati libri ornamenti e supellettili necessari e non super (***) a detta libreria e camera, si paghino per padri fiorentini e suoi debiti ascendenti alla somma di circha dugento cinquanta scudi come megli appare nello inventario de’ suoi creditori.
2° Che il sachettino di raso azurro pieno di sante reliquie con il suo particolare inventario in uno scatolino di lanatiglia d’oro e d’argento con una borsa di brochato da calice con sei corporali et una pezuola lavorata d’oro con il nome di Giesù di perle per il calice, et una altra pezuola similmente lavorata d’oro e teleta e quattro purificatoi sottili da calice e dua tovagliole vergate di azurro nuove in detta libreria sono nel inventario grande, siano dedicate al servizio della sagrestia e chiesa di Santo Antonio insieme con tutti li altri paramenti, camici, pianete, calici et altre cose aute dal detto padre theologo consegniate e confermate a detta sagrestia.
3° Che tutti gli arnesi et utensili di tutte le camere cioè di tutte le stanze di detta camera insieme con l’inventario de libri siano a maggior loro conservazione messi nel pubblico libro del inventario di detto convento di Santo Antonio e che conforme al breve di nostro signore Paolo V s’intendino essere in uso e servizio delli abitanti della camera, non escludendo però che ancho tutti gli altri frati abitanti in detto convento a ora conveniente non possano andare a studiare in detta libreria intendendosi per abitanti di detta camera il reverendissimo padre maestro Lelio [Baglioni] moderno theologo di Pisa con il convento, il reverendo padre bibliotecario instituito al convento dal già defunto padre theologo, che è il reverendo padre maestro Agostino Vigiani fiorentino, e da istituirsi doppo di lui da’ reverendi padri fiorentini conforme il breve di nostro signore.
Oltre questi vi doveranno ancora habitare tre giovani studenti fiorentini et in lor defetto altri studenti della religione non accedenti questo numero a beneplacito del reverendo padre generale, al quale si assegniano le stanze fabbricate di sopra a ttale effetto, e perché eccettuato il padre theologo tutti li altri abitanti in detta camera s’intendino conventuali e stare al pubblico servizio di detta chiesa e convento e constituzioni della religione, sia obbligato il convento di Santo Antonio a mantenere detti supellettili come coperte, lenzuola, letti et altro simile necessita ordinare, poiché la detta camera serve quasi sempre per frati nelle visite de’ superiori e in altre simile ocasioni necessarie al convento.
4° Che in evento di farsi mai la cappella dal campanile vicino a l’altare maggiore, si deva senza altra replica o eccezione alcuna, levare la camera che vi sta sopra con ogni altro intendimento e lasciar libero quello spazio con tutto il campanile a pubblicho servizio eternamente della chiesa.
5° Che la colombaia di sopra stia per l’avenire a uso pubblicho del convento con darsi liberamente il piano in quel melior modo che sia giudicato ispediente.
6° Che la chiave et ingresso del horto di detta camera o per recreazione di tutti i padri o frati a altri ristretti, sia comune tanto al bibliotecario quanto al reverendo padre priore il quale harà cura insieme con il bibliotecario che l’uso de’ padri cioè de’ frutti venga discretamente ripartito in comune fra tutti.
7° Che il luogo del padre bibliotecario pro tempore messo da’ padri fiorentini, nel convento di Pisa possino i padri pisani mandare nel noviziato di Fiorenza e sieno tenuti i padri fiorentini a mantenerli, un loro solo novizio per volta fino al tempo di ricevere li ordini sagri il quale per quello spazio goda gli stessi emolumenti che di vestito o di altro godino i medesimi novizi e professi fiorentini di modo tale che sempre al convento di santo Antonio sia, senza altra eccezione tanto in luogo di detto noviziato o professo in loro piacimento né in ciò gli si possa impedire in modo alcuno.
8° Che il convento della Nunziata a mantenimento di sue ragioni in detta libreria sia tenuto a tutti li aconcimi [restauri] di tetti, palchi, usci e finestre di tutte le sopra dette stanze in modo che il convento di santo Antonio non ne senta spesa o agravio alcuno.
9° Che si mantenghino in violabilmente da tutte le parti le ragioni di detta libreria e camera con quella oservanza che ordinano e comandano i brevi a tal fine stabiliti dalla sedia apostolicha, per memoria et oservanza de quali sopra la porta del primo ingresso di detta camere quanto prima si metta in un epitaffio di marmo a spese comuni dell’uno e del altro convento il contenuto di essi brevi con quelle parole che saranno ordinate dal padre thologo bibliotecario con participazione del uno et altro convento.
Ultimo che il sopra ricavato del ritratto delle cose mobili da vendersi con buona partecipazione dello illustrissimo signor protettore secondo l’appuntamento presosi in Roma sotto il dì 3 di maggio 1608 dal molto reverendo padre maestro Arcangiolo provinciale diToschana si deva ripartire ugalmente tra l’uno e l’altro convento havendosi però riguardo secondo l’uso della religione a l’infermieri et altri serventi et al padre fra Damiano nipote del già defunto padre teologo a i quali si usi qualche carità secondo che parrà al molto reverendo padre provinciale”.
Un nipote povero
12 gennaio 1609 al pisano (1608 s.c.)
Nota ... “che della eredità del fu fra Iacomo nostro da Pisa, havendo lassato al convento certa somma di denari come appare alli libri, hora avendo fra Angiolo suo nipote povero e non li ha lassato né dato cosa alcuna, essendo morto a Lucha, il convento quanto di sopra detto li fa una pocha d’amorevolezza per una volta tanto di darsi un vestimento di cappa e tonacha che fa la somma di scudi dodici si come se li è fatto che appare al giornale 174, li frati furono il reverendo fra Francesco, fra Pietro da Casoli, il padre fra Fabiano da Pisa, il padre fra Filippo camarlingo da Pisa e il padre fra Girolamo sindaco da Pisa, che il Signore li dia a godere e per ricordo si fa detta memoria per me fra Filippo camarlingo pisano [...]”.
Paola Ircani Menichini, 3 maggio 2024. Tutti i diritti riservati.
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